Silvio Garattini su IoT e Smart Building: «Mettere al centro le persone»

Sostenibilità, Connettività, Energia, Sicurezza. Il valore di un edificio intelligente dipende dalla capacità di ottimizzare, integrare e comunicare. Condizione necessaria è una rete in perfetta forma

IoT e Smart Building. Dalla Tavola rotonda di Data Manager con l’Istituto di Ricerca Mario Negri, IDC Italia, Carrefour Italia, Costa Edutainment, CRIF, Data Reply, FS, Samsung Electronics, SEA Aeroporti di Milano emerge che in mancanza di standard comuni la responsabilità di costruire un ecosistema aperto, connesso, sostenibile e sicuro resta tutta in capo ai costruttori. Da una parte gli edifici “intelligenti” e quell’impasto di malta, fibra e Big Data che è la nuova materia con cui si progettano le smart city, dall’altra gli smartphone che permettono di trasformare ogni luogo in un luogo connesso, dove lavorare e condividere informazioni. Gli edifici si trasformeranno in scatole nere della nostra vita. Quali sono le opportunità da cogliere e i rischi da cui difendersi? E che cosa significa smart building? Un edificio intelligente è un impianto che utilizza l’automazione avanzata e l’integrazione. Il valore di un edificio intelligente dipende dalla capacità di ottimizzareintegrare e comunicare. Condizione necessaria è una rete in perfetta forma. Le parole chiave sono: Sostenibilità, Connettività, Energia, Sicurezza, 3rdPlatform e Building Management. Nel videointervento introduttivo di Silvio Garattinifondatore e direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, che ha ospitato la tavola rotonda, la raccomandazione a manager, CIO, vendor e system integrator di non perdere di vista l’obiettivo di mettere al centro le persone e di non confondere strumenti e fini, mantenendo l’innovazione al servizio della ricerca e della cura dei cittadini sia quando sono utenti di servizi e prodotti – liberi di scegliere – sia quando sono pazienti – e quindi più vulnerabili. Le grandi superfici dell’edutainment e della GDO, gli ospedali, gli Istituti di ricerca, gli aeroporti e le stazioni rappresentano i gangli vitali della smart city e sono anche le superfici più“smarterizzabili”. Qui si concentreranno gli investimenti del futuro. L’IoT come lo viviamo oggi non sarà lo stesso fra 5 o 10 anni perché è un mercato in continua evoluzione. Per garantire che i progetti IoT non falliscano nei prossimi anni, l’IT deve essere tre cose: service provider, business partner ma soprattutto digital leader. Secondo le stime degli analisti (più volte riviste al rialzo), gli oggetti connessi nel 2017 sarebbero più di 8,4 miliardi. La cifra supererà i 20 miliardi entro il 2020. Ma siamo solo all’inizio del fenomeno IoT e delle sue tante “connessioni” con la nostra vita, dalla casa all’auto, dai trasporti ai luoghi dello shopping, fuori e dentro i luoghi di lavoro. In un futuro non troppo lontano, qualsiasi oggetto munito di sensore sarà collegabile a Internet. L’adozione di soluzioni IoT porta con sé innumerevoli opportunità ma nasconde anche fattori di rischio. Il nuovo regolamento GDPR impatterà il mercato IoT ma con effetti tutti da valutare sul piano dei costi. I produttori – dallo smartphone blindato per la sicurezza di livello enterprise al frigorifero “intelligente”, passando per tutta la sensoristica industriale – devono farsi carico delle esigenze di integrazione e pensare in un’ottica aperta di ecosistema per essere veramente parte integrante nella catena del valore dell’IoT, anche in mancanza di uno standard.  Nell’economia dei dati, chi raccoglie informazioni è più avanti. Gli algoritmi di Machine Learning permettono di dragare i Big Data in tempo reale. E il focus di attenzione resta l’integrazione dei sistemi. Fra qualche anno nasceranno le Borse dei dati per negoziare futures su banche dati specifiche, da quelle sanitarie a quelle comportamentali. E la sensazione di fondo è che l’IT ha le risposte, ma nessuno è ancora in grado di fare le domande giuste.

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